Per scrivere dialoghi efficaci, credibili e coinvolgenti occorre trovare una sintesi armoniosa tra spontaneità ed esigenze letterarie. Ecco una guida pratica.

Il dialogo è un elemento importantissimo e può determinare la buona riuscita o meno di un testo. Ecco perché è importante imparare a gestirlo nel modo giusto.
Scrivere dialoghi efficaci però non è affatto semplice ed è una delle fasi più critiche per molti autori.
Ecco alcuni importanti consigli per migliorare la tua tecnica.
Funzioni del dialogo
Prima di tutto, vediamo perché i dialoghi sono tanto importanti e che funzione hanno.
Il dialogo ha funzione informativa e funzione narrativa:
- la funzione informativa serve a fornire informazioni, per esempio su episodi pregressi, o a fornire elementi utili che però non si trovano direttamente sulla scena. Inoltre serve a mostrare quelli che sono i rapporti tra i vari personaggi
- la funzione narrativa serve a portare avanti la storia. Non è la voce narrante e raccontare ma la voce stessa dei personaggi attraverso le battute di dialogo.
Struttura del dialogo
Il dialogo è strutturato da battute messe tra virgolette che possono cambiare in base alle norme redazionali della casa editrice o da quelle che stabilisce l'autore self: posso essere virgolette caporali, virgolette apici o trattino lungo.
La frase che le regge la battuta di dialogo si chiama reggente e può essere posizionata:
• prima del virgolettato: Raymond rise. «D’accordo, immagino che…»
• dopo il virgolettato: «Perché scavi?» chiese Tim
• in mezzo: «Mi dispiace tantissimo» rispose Doroti «ti chiediamo scusa»
La reggente può fornire o meno una descrizione di ciò che il personaggio sta compiendo, una reazione fisica o emotiva o un movimento nello spazio. Ma non necessariamente...
Il dialogo usato bene
Un dialogo, se veramente scritto bene, può infatti non essere contestualizzato e addirittura non essere retto da nessuna reggente, come avviene per esempio nei libri di Manuel Bova:
«Ora gira la prima carta. È la stessa che avevi visto prima?»
«Sì, papà. Ma come hai fatto?»
«Magia.»
«Dai.»
«Ti chiami Nina, vero?»
«Sì.»
«Allora vediamo, scorro tante carte quante sono le lettere del tuo nome. Uno, due, tre, quattro. Gira questa carta.»
«È lei! Ma come fai?»
Qui il dialogo ha una potente funzione narrativa, è lui a presentarci i personaggi, il contesto e a mandare avanti la storia: sappiamo che a parlare sono un padre e una figlia, senza bisogno della reggente "disse Nina" e sappiamo che i due personaggi si trovano in un momento di complicità e che hanno la passione per la magia.
Attraverso i dialoghi, i personaggi prendono vita e carattere.
Per funzionare, il dialogo deve risultare reale e credibile. Ovviamente non potrà mai corrispondere perfettamente al linguaggio parlato; se provassimo a registrare e trascrivere una conversazione reale tra due persone, probabilmente risulterebbe poco chiaro, sgrammaticato e senza senso. Questo accade perché il linguaggio parlato non è fatto solo di parole, ma anche di pause, gesti, espressioni che non è sempre possibile trasporre su carta.
La cosa importante è quindi avvicinarsi il più possibile a quella spontaneità senza perdere di vista le esigenze letterarie.
Ogni personaggio ha un suo carattere e una sua voce
Tieni sempre a mente il contesto sociale e l’ambiente in cui si trovano i personaggi. Se la protagonista è per esempio una donna nobile dell’Ottocento, non potrà dire “ciao” poiché era un termine ancora poco in uso in quell'epoca e per lo più dialettale; solo nel Novecento è diventato di uso comune. Per rendere il personaggio più credibile, sarà quindi più opportuno optare per opzioni come: “salve”, “buongiorno” o “addio”.
Ogni personaggio ha una sua personalità, un suo carattere e una sua voce, esattamente come nella realtà.
Un personaggio anziano cresciuto e vissuto sempre in un piccolo paese di provincia, probabilmente tenderà a usare un linguaggio più dialettale.
Un adolescente avrà un vocabolario più attuale e sarà possibilmente più immaturo a livello emotivo. Il livello di maturità del personaggio deve tenere conto del suo vissuto.
Se il protagonista è invece un uomo di malavita, è possibile e credibile che utilizzi un linguaggio scurrile, sicuramente ben diverso da quello che utilizzeremmo per la donna dell'Ottocento, per l'anziano o per l'adolescente.
Conosci i tuoi personaggi, fai amicizia con loro, prova a inserirli in diversi contensti e a immaginare come ti risponderebbero.
Le parolacce non si usano nei libri: falso!
La parolaccia fa parte del nostro linguaggio e quindi anche del linguaggio dei nostri personaggi. Se ben dosata può rendere i dialoghi ancora più reali ed efficaci. Sottolineo l'importanza di dosare il suo utilizzo perché, se abusata, potrebbe portarci verso il risultato opposto e rendere il nostro testo semplicemente ridicolo.
Errori da evitare in sintesi:
• incoerenza rispetto all’identità del personaggio
• dialoghi vuoti e inutili finalizzati solo a far parlare i personaggi
• dialoghi informativi con “spiegone”.